Questa settimana un fatto di cronaca locale ha colpito la mia attenzione, il titolo era più o meno questo:

“Ragazzo di 18 anni si suicida dopo lite per i brutti voti a scuola con i genitori”.

Sui social,tra i vari conoscenti, sono esplose le solite polemiche ma un commento in particolare mi toccato il cuore “bravi ora siete contenti che vostro figlio sia morto, per dei voti a scuola?”. Non sono riuscita a trattenermi e così ho risposto: “Ma dici davvero? Vogliamo mettere sotto tortura questi genitori per aver fatto il loro dovere? Abbiamo figli che saltano in testa a genitori, educatori, nonni, amici e vicinato per il solo fatto di averli LASCIATI IN PACE per troppo tempo. ABBIAMO SCAMBIATO i ruoli volontariamente producendo una società dove i FIGLI prendono IL COMANDO della vita familiare e di tutto quello che sta intorno. E quando finalmente si vede uno spiraglio di educazione che finisce in tragedia, e credo che non sia solo per i brutti voti a scuola ma per la fragilità del ragazzo, noi mettiamo alla gogna

tristezza
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questa famiglia che è già sotto shock? Sono contenta che tu sia il genitore perfetto, io purtroppo sono come questi genitori che pur di educare il proprio figlio commetto degli errori, che solo il Signore sa quanto potranno essere gravi. Quando scriverai il libro sul GENITORE PERFETTO comunicamelo che sano desiderosa di leggerlo”.

Non ti dico la reazione che ho scatenato. Amici di amici pronti a difendere la mamma “accusatrice” e i suoi metodi di educazione. Io ho smorzato volutamente i toni non andando oltre.

La questione e ne parlo sia da mamma che da ex studente, a volte modello e altre pessima, è che se i genitori non mettono un freno, non insegnano i valori giusti, non fanno del bene ai propri figliuoli, perché non li preparano ad affrontare la vita. Ti faccio un esempio pratico del mio pensiero.

Leonardo ha iniziato la prima elementare e io sono fortunata perché è molto autonomo e responsabile nello studio. Ho iniziato ad insegnarli questi valori quando era piccolissimo, partendo da “rimetti in ordine i tuoi giochi”, o “se perdi un gioco perché lo porti in giro non ti posso aiutare”, “hai dimenticato il gioco alla scuola materna? Domani lo prenderai, ora siamo tornati a casa. La prossima volta come ti sei ricordato di portarlo al mattino, ti ricorderai di riportarlo a casa al pomeriggio!” Non pensare che non sia stata vittima di pianti isterici, perché di quelli ho una lunga collezione che ha messo a dura prova il mio stato psichico. Ma credo che sia stato giusto così. Meglio un capriccio e un pianto a 3, 4 anni che dimenticare lo zaino a casa a 16 anni.

Adesso che in prima elementare prende i voti sa che deve impegnarsi al meglio. D’inglese un giorno ha preso un voto discreto, l’ho sgridato facendogli capire che dobbiamo studiarlo meglio che se s’impegna otterrà dei risultati e avrà più tempo per giocare. E così è stato: ha preso 10 si è concentrato è ha avuto più tempo libero. Disegno non è il suo forte, io sono cosciente, le insegnanti pure. Ma se gli dicessi che lui non è bravo e che va bene anche il voto che prende, gli abbasserei l’autostima e lui s’impegnerebbe sempre meno. Ci sono anche giornate in cui non ha voglia d’andare a scuola, fingendo mal di pancia. Normale penso, neppure io non ho sempre l’entusiasmo di lavorare. Ma se lo facessi stare a casa non gli darai un  buon insegnamento, così un giorno ha vomitato in classe. Aveva l’influenza intestinale e io l’ho scambiata per il solito “mal di

compiti
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pancia da scuola”. Come vedi anche io ho sbagliato, prendendo un vero malessere per una scioccheria.

Quando io ero ragazzina mio padre non mi dava mai meriti, se andavo male “ero stupida” ma se andavo bene “non ero comunque intelligente” , se prendevo 10 potevo prendere anche la lode. Mia madre era diversa, per fortuna, si arrabbiava se prendevo insufficienze, non ne faceva un vero dramma, ma mi metteva in punizione e poi mi rassicurava ricordandomi che io non ero un voto, e che quindi come riuscivo a prende 3 ero in grado di prendere 10. E una volta raggiunta la meta, lei era pronta ad esultare.

Anche io non sono uscita parecchie volte, e anche i miei figli passeranno le serate ad ammirare il soffitto della loro camera, a meditare su un bel libro e disprezzarmi come madre. Fa parte dei giochi. Io non ho odiato mia madre per sempre, ma solo per qualche secondo. E sono contenta che sia stato così.

Lei è stata fortunata che in fin dei conti i miei momenti di sconforto sono durati poco tempo e che io abbia vissuto in un periodo in cui tutti eravamo in punizione per i voti a scuola, per rispondere male ai genitori, e che anche i ragazzi più bulletti vivevano momenti di scontri familiari ed era normale pensare ai genitori “come dei ROMPISCATOLE SENZA VITA SOCIALE” ma vivevamo per crescere, con il sogno di andare via dalle famiglie d’origine.

Non si sbaglia mai quando si educa i proprio figli anche se il tutto può finire in modo tragico. Io ne sono consapevole, anche se i miei bimbi hanno ancora 4 e 6 anni. Certo la domanda del “potevo fare in altro modo” rimane sempre. Ma il non fare nulla è ancora peggio.

Ti lascio link dell’articolo di cronaca se vuoi dargli una lettura:diciottenne si uccide dopo la lite con i genitori

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