Avete mai avuto a che fare con le emozioni dei bambini? Come ad esempio con la rabbia, la tristezza, la noia e la gioia? E qualcuno passandovi vicino mentre il vostro bambino aveva un’emozione nel cuore che lo rendeva meno calmo del solito, ha iniziato a dare pareri non richiesti? E’ capriccioso! E’ proprio uno sciocco! E’ un frignone! E’ indisciplinato! Non finirò mai di stupirmi delle persone. Sono sempre pronte a dare giudizi e pareri appena vedono qualcosa che non rientra nei loro standard. Care persone che non riuscite proprio a tenere la bocca chiusa sperate di non incontrarmi mai, quando pensate ad alta voce, mentre i miei figli hanno un’emozione indomabile che passa tra la testa e il cuore.

Abbiamo trascorso la nostra Pasqua in una vigna, dove per l’occasione era stato organizzato un Pic – Nic tra i filari, da un noto ristorante della mia città.

Il cibo era davvero buono, e anche la compagnia è stata ottima. I bimbi si sono divertiti molto e anche noi adulti.

Sul finire della giornata, l’organizzazione propone uno dei classici giochi da fare all’aperto: il gioco del fazzoletto conosciuto anche come ruba bandiera.

Dopo la grande partita degli adulti che per un momento sono tornati ragazzini spensierati il cui unico scopo era rubare il fazzoletto all’avversario, è stato il turno dei bambini.

Le squadre sono fatte, i numeri assegnati e il che il gioco abbia inizio.

Leonardo e Asia, erano in squadra insieme alle loro cuginette e ad altri 5 bambini. Nella squadra avversaria altri 9 bambini pronti a sfidarli sino all’ultimo numero.

– Chiamo il numero 2.

– Yee punto nostro! Esclama Leo

– Numero… 8

– Dai forza non farti prendere il fazzoletto corri Asia, Corri! Bravissima un altro punto per noi.

– Numero… 5

– Noo ti ha preso, punto per loro.

La partita procede e la squadra dei miei ragazzi vince 7 a 3, mancano solo 2 punti per la vittoria, ma l’animatrice decide che era già vinta così e stava per decretare la squadra campione. Quando le due squadre chiedono a gran voce l’ultimo numero. L’animatrice acconsente:

– Va bene, l’ultimo numero ma chi prende il fazzoletto, vince la partita. Numero… Numero… 4.

E’ il turno di Leo, io osservo: corre a destra, poi va a sinistra. Spero che vinca, a lui non piace perdere, come a nessun altro bambino, d’altronde. Oh no! Poco prima dell’arrivo al suo posto è stato preso. Mannaggia, punto agli altri.

Tra i bambini inizia ad esserci un po’ di confusione, e di malumori.

Leonardo spinge un bimbo. Io rimango a guardare, contando sino a 10 e per capire se intervenire. La mamma del bimbo diventa un’aquila pronta planare sul prato per prendere la preda.

Al mio 10 mio marito corre verso Leonardo, per rendersi conto di cosa stesse succedendo.

Leonardo e come lui tanti altri bambini, sta ancora imparando a gestire le sue emozioni, in particolare la rabbia e la frustrazione. Ma conoscendo il mio pollo, è strano che alzi le mani senza un motivazione apparente. Attenzione, usare violenza non è mai una cosa giusta e con questo non voglio giustificare il gesto.

Mentre cerco di andare verso di lui, una voce alle mie spalle:

– Questo bambino è proprio indisciplinato!

– Signora, questo bambino ha dei problemi con le emozioni.

– Oh non lo sapevo.

– E secondo me lei non sa neppure che ha da pensare a se stessa e ai suoi figli, senza dare giudizi su dinamiche che non conosce, che qui ognuno ha da guardare a casa sua e in modo approfondito.

Esclamo, con evidente seccatura. E vado verso il mio bambino.

– Leo, ti vedo molto arrabbiato, mi vuoi raccontare cosa sia successo?

– No mamma, quel bambino mi ha fatto arrabbiare tantissimo e ora non riesco più a controllarmi.

– Ma si che ti controlli, ne stai già parlando, poi la rabbia come arriva se ne va, ha solo bisogno di tempo.

– Si ma lui mi ha detto una cosa che mi ha fatto arrabbiare.

– Hai voglia di condividerla con me, magari se me la dici ti aiuta a renderla meno rabbiosa.

– Noo.. Uff… Bang

Intanto continuava a correre nel prato, a tirare l’erba . Un modo per scaricare la sua emozione.

– Allora Leo, vedi io sono qui e non posso andare via se non mi dici cosa sia successo, non è bello vederti così arrabbiato.

– Lui mi detto che ero un perdente e che dovevo andare a piangere dalla mamma visto che avevo perso, e questo mi ha fatto arrabbiare tantissimo.

– Eh già ti ha detto proprio una brutta cosa, ti ha preso in giro, ma sai che noi abbiamo la bocca per parlare, le mani ci servono per giocare, per abbracciare, non per spingere o picchiare, Potevi dirgli che non si dicono queste cose, o ancora meglio te ne andavi e lo lasciavi perdere.

– Lo so, me lo dici sempre è che quando mi arrabbio… ora io voglio giocare con loro di nuovo, ma non posso perché avranno paura di me visto che mi sono arrabbiato.

– Ma che dici, nessuno ha paura di te perché ti arrabbi, forse possono avere paura della tua rabbia e tu devi imparare a controllarla. Ma sono sicura che se vai e chiedi scusa, tutti si dimenticano di quello che è successo.

– No io non voglio chiedere scusa, voglio giocare e basta.

– Non credo che sia possibile, chiedere scusa fa molta paura perché dobbiamo dire a tutti che abbiamo sbagliato e a nessuno piace sbagliare, ma sai che sbagliando s’impara. Ora se vuoi giocare, devi spiegare a quel bambino perché ti sei arrabbiato e devi chiedere scusa perché l’hai spinto.

– Ma c’è il papà lì, mi vergogno.

– Non c’è nulla di cui vergognarsi, anche i grandi sbagliano, figuriamoci i bambini. Non ti devi preoccupare. Chiarisciti con il bimbo.

Così Leo è andato a chiedere scusa, e si è riappacificato con il bimbo.

Cari adulti cosa v’insegna questo episodio?

Vi rispondo io, in modo molto semplice.

Non giudicate mai se non sapete come siano andati i fatti. Da lontano sembrava quasi che ci fosse un bambino un po’ violento che siccome aveva perso, ha spintonato un bambino a caso. Da vicino invece è diverso. Bisogna insegnare ai bambini ad avere rispetto anche della perdita, che perdere non è nulla, che l’importante è dare il meglio, divertirsi sino all’ultimo istante di gioco.

Gestire le emozioni per i bambini, è molto più difficile che imparare a leggere e scrivere. Ad alcuni viene facile ad altri un po’ meno. A Leonardo viene molto facile leggere un libro di circa 200 pagine in due giorni, a soli 9 anni, ad altri viene difficile leggere anche solo 10 pagine.

La rabbia dei bambini, disturba gli adulti. Perché non sappiamo gestirla, questo perché non sappiamo gestire neppure la nostra, figuriamoci quella dei bambini. Reagire con la violenza ad una provocazione è innato. L’uomo primitivo faceva così e nel nostro cervello c’è ancora una parte ereditata dall’uomo primitivo per questo si parla d’istinto. Il nostro compito è quello di spiegare che con la violenza non si risolve proprio nulla, e come si fa se non insegnando a chiedere scusa? Chiedere scusa è il primo passo per capire cosa abbiamo fatto che non bisognava fare. Insegnare a chiedere scusa è insegnare a dare un nome alle azioni che non volevamo compiere. E’ ammettere l’errore per cercare di non ripeterlo. Insegnare ai bambini a gestire le proprie emozioni è compito dell’intera società, non solo dei genitori. E’ facile parlare di empatia e poi additare subito chi fa trasparire emozioni diverse dalla gioia. Quel bambino è lagnoso, piange e fa i capricci, è una di quelle esclamazioni che sento sovente. Invece quel bambino, piange perché è triste, piange perché è stanco, piange perché è stato ferito nell’animo.

Dobbiamo impegnarci a dare meno pareri e a capire di più gli altri, rispettare le emozioni, soprattutto le emozioni dei bambini.

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