Qualche giorno fa, subito dopo la scuola, sono andata al parco del quartiere con i miei bimbi. Portarli al parco sino ad allora è sempre stato un momento di rilassamento per me: loro giocano e io sto con le amiche. Nel nostro parco c’è un campetto da calcio che è sempre conteso tra i bambini e adolescenti. Ma quel pomeriggio era libero così Leonardo e altri amichetti hanno potuto utilizzarlo per giocare. Io chiacchieravo allegramente. Quando ad un certo punto, i piccoli non erano più nel campetto, ma erano stati sostituiti con ragazzoni adolescenti. Leo era contro la recinzione, e altri amichetti seduti per terra subito al di fuori. Leonardo ha un carattere apparentemente forte, e non accetta le ingiustizie. Mio marito si è subito diretto verso di lui e dopo qualche secondo l’ho raggiunto.
– Leonardo ma cos’è successo?- Gli domando.
– Mamma sono arrivati quei ragazzoni e ci hanno buttato via la palla e hanno occupato il campo.
– Ma stai scherzando? E la palla dov’è?
– L’hanno presa loro, hanno detto che è la loro.
La palla con cui giocavano, l’aveva trovata Leonardo la settimana prima al parco. Abbandonata. Non era di nessuno e ha voluto portarla a casa. Un bottino del pomeriggio.
– Scusate vorrei sapere chi ha la palla?- Chiedo agli adolescenti
Si palesano in 15 ragazzoni, tutti molto somiglianti ai personaggi di Space Jam 1, quelli che rubano il talento ai giocatori di basket per farvi capire la tipologia. In particolare il più alto, con coraggio da vendere si mette a tu per tu con me. Forse perché sono bassa, sembra uno a cui piace vincere facile. Ovviamente è spalleggiato dai restanti 14.
– La palla è la mia, l’ha detto pure il bambino che l’avete trovata al parco. Ce la siamo ripresi.
– Ok, se così dite… ora che siete stati bravi a prendere la palla ad un bambino, dimostratemi che la palla è la vostra.
Iniziano ad urlare e battere i piedi, si perché anche se hanno 16 anni circa, si comportano come bambini di 3. Vogliono una cosa che poi ottengono urlando per sfinimento, ma quando chiedi a che gli serve non sanno risponderti.
– Ho lo scontrino!- Esclama uno.
– C’è scritto che è proprio quella la palla?- Chiedo, senza ottenere riscontro.
– Ieri l’ho lasciata qui- Sentenzia un altro.
– Mi spiace ma ieri la palla era nel mio baule.
– E’ che qui è rotta, e la riconosco per questo.
– Mi sembra ovvio, lo vediamo tutti.
Se non che arriva mio marito, che mi vede accerchiata da questi fantocci. Pensando di difendermi. Come se poi Giovanna d’Arco avesse avuto bisogno di farsi difendere, per non dimenticare Mulan che salvò l’imperatore. Ma si sa i maschi cercano ancora la gloria in battaglia!
Io con molta tranquillità estraggo dalla tasca, l’arma più potente che l’uomo abbia conosciuto nell’ultimo secolo: il cellulare. E senza alcun timore compongo un numero molto facile 113.
Ora sto già guardando le vostre facce, e posso leggere i vostri pensieri. Per una palla, che manco era vostra, ti metti a chiamare il 113?
Eh bene sì. I ragazzi hanno iniziato a sbiancare, qualcuno mi dava consigli:
– Non vengono per questo-
– Ma non può chiamare la polizia per questo-
– Ma sta chiamando davvero?-
– Si chiamo davvero, e poi lo spiegherete voi alla polizia cos’è successo, che la palla era la vostra, che eravate al campetto dalle 15,30 e che avete fatto un passeggio e poi siete venuti ad occuparlo di nuovo, perché è vostro per usucapione, che è corretto prendersi gioco dei bambini più piccoli, magari gli spiegate anche quello che avete in tasca. Comunque se io avessi ragione non mi preoccuperei così tanto come fate voi.
Vedete in diversi mi hanno detto che è stato esagerato chiamare il 113. Ma io credo proprio di no. Sono senza regole: occupano le panchine adiacenti il campetto, fumando sostanze dall’odore incerto, senza porsi particolari problemi, si arrampicano sulla ringhiera quasi a voler sfidare la vita (se cadi da 5 metri chissà che ti succederà), colpiscono le macchine parcheggiate con la palla per divertimento, provano a centrare i passanti in bici. E tutto questo senza che nessuno dica nulla, o faccia nulla. Anch’io sono stata adolescente, e ho fatto tante di quelle cagate, che potrei fare un talk di 24 ore, ma tutte con stile, e se sbagliavo, com’è capitato, né pagavo le conseguenze! Questi adolescenti non hanno più freni e la colpa è degli adulti. Per non sentirli quando sono piccoli, troppo presi con il lavoro e con il senso di colpa, li abbiamo accontentati su tutto. Scatti di rabbia: sono piccoli; imposizioni: sono stanchi; maleducazione: è un periodo. Abbiamo giustificato tutto. E quando qualcuno ci diceva che forse non era il metodo giusto: “io con mio figlio faccio quello che voglio, poi sono stanco e non posso fare la figura del cattivo”. Ecco la risposta da 1000 punti. Abbiamo fatto le battaglie per avere la scuola senza zaino, per quella montessoriana (fraintesa), per evitare di fargli portare il peso dei libri sulle spalle, per evitare i compiti il fine settimana… Abbiamo fatto le battaglie per rendere la nostra vita da genitori più facile, perché il bambino interno ancora non è cresciuto. Abbiamo un conto aperto con il passato: i nostri genitori troppo rigidi (forse), noi che nel profondo li odiamo, noi che odiavamo fare i compiti, rispettare le regole. Bene vi rivelo un segreto. Questo è un sentire comune, e i vostri figli vi odieranno lo stesso. Noi non dobbiamo essere amici dei nostri figli, ma il nostro compito è costruire un rapporto di fiducia con loro, dobbiamo prepararli al mondo, evitare che si comportano da “sciocchi”. Purtroppo la cultura pesa, è frustrante stare sui libri quando fuori è una bella giornata, ma questo ti prepara al mondo del lavoro: è ingiusto passare 10 ore in ufficio quando si potrebbe andare in palestra, o al mare. E’ snervante far fare i compiti a tuoi figlio, quando il fine settimana potevi fare un giro al lago. Che ci pensi la scuola ai compiti! Questi ragazzi, certificati DSA, BES per ottenere sconti di studio. Le certificazioni servono e sono necessarie per aiutare i ragazzi a capire che non sono sbagliati loro, ma soprattutto ci aiutano a trovare il metodo giusto per farli apprendere. Un po’ come trovare il giusto paio di scarpe. Ma no, molti di noi genitori vogliono la certificazione per rendere le cose più facili a noi e ai nostri figli: scrivi male? Ti certifico così risolvo il problema. Eh No! Ti certifico così scopro la causa e insieme ci lavoriamo per migliorare. Come se il compito dei genitori è rendere le cose facili. Il nostro compito è aiutare i nostri ragazzi a rialzarsi se cadono, ma non evitare che inciampino.
Questa volta però cari genitori, dov’eravate? I vostri figli vi hanno fatto fare proprio una bella figura di MERDA!
Mi auguro di essere diversa da voi, piena di sbagli sicuramente. Ma spero che i miei figli mi “odieranno” perché il mio compito è quello di non esserci sempre, ma di insegnargli la strada della vita, che dovranno percorrere da soli, custodendo i valori che provo tutti i giorni ad insegnarli.
Sapete oggi la palla, domani il cellulare. Se non avessi fatto nulla i miei bambini avrebbero imparato che: se vuoi qualcosa basta che t’imponi e la ottieni, e non è importante se gli altri sono più piccoli, indifesi, l’importante è imporsi. Dimostrare di essere più forti.
La palla gliel’abbiamo lasciata, ma la mattina dopo era di nuovo abbandonata. A voi la conclusione. Oggi la palla, domani il cellulare.